mercoledì 16 dicembre 2015

GIOCHI PER TUTTI I SENSI #1 – L'EDUCAZIONE AL COLORE

Durante i tre anni trascorsi nelle scuole dell'infanzia e asili nido cercando di promuovere un modo diverso di fare e vedere le cose attraverso i laboratori Bruno Munari, ho sentito l'esigenza di costruire delle piccole esperienze sensoriali, affinché i bambini potessero divertirsi giocando e imparando attraverso i sensi.

Ho iniziato così a costruire, con un "fai da te" assolutamente casalingo, piccoli giochi sensoriali per i bambini delle scuole, ma non solo. Giochi per tutti i sensi, giochi tattili, sonori, olfattivi e visivi. Guardate qui e qui.

Oggi in particolare vorrei parlarvi dell'esperienza visiva e dell'educazione del "senso cromatico". Seguiranno altri post su piccoli giochi sonori, olfattivi e tattili.

Questi giochi traggono ispirazione dai materiali di una grande pedagogista, educatrice, filosofa, medico Maria Montessori la quale dice ne "La scoperta del bambino" che "l'educazione dei sensi, formando uomini osservatori, non compie solo un ufficio generico di adattamento all'epoca presente della civiltà, ma ancora prepara direttamente alla vita pratica".

Spolette colorate

Nell'immagine appena sopra potete osservare tre scatole: una piccola, una media e una grande. Sono le spolette colorate ideate appunto da Maria Montessori. Si chiamano spolette proprio perché originariamente "il materiale consta di tavolette intorno alle quali sono avvolti dei fili di seta vivamente colorati" (Cit. ne "La scoperta del bambino").

La scatola piccola contiene sei spolette con i tre colori primari, due per ogni colore. La scatola lunga oltre ai colori primari si aggiungono quelli secondari, il bianco, il nero e il grigio per un totale di undici coppie di colore. Mentre nella scatola grande ci sono gradazioni di nove colori scomposti in sette sfumature.

Il bambino a partire dai due anni (l'età è comunque però molto variabile e personale) può giocare autonomamente appaiando i colori e cercando anche di nominarli correttamente. Per le prime prove è comunque preferibile che il bambino sia accompagnato nel suo percorso di scoperta. Si comincia dalla scatola più semplice per arrivare alla più complessa.

Colori primari

Si continua poi con la scatola del lungo appaiamento.

Colori secondari

Per arrivare alla scatola delle nove gradazioni di colore.
"Ho visto i bambini prendere l'intera scatola di 63 colori, rovesciarla sul tavolo, mescolare a lungo le tavolette: poi rapidamente riformare i gruppi e disporli per gradazione, costruendo una specie di tappetino vagamente colorato e sfumato, sul tavolo.
I bambini riescono presto ad acquisire un'abilità, innanzi alla quale noi restiamo confusi. I bambini di tre anni riescono a mettere in gradazione tutte le tinte" (Cit. ne "La scoperta del bambino").

Gradazioni - sfumature

Laddove non ci fosse la possibilità di acquistare questi meravigliosi materiali una possibilità è quella di costruirseli da soli. Io ho scelto un modo semplice, veloce e pulito.
Con dei campioni di colore che si possono reperire gratuitamente nei colorifici, un taglierino, del nastro biadesivo e dei rettangoli di legno si assembla il tutto e il gioco è fatto.




Durante un laboratorio alla scuola dell'infanzia ho proposto il "tavolo cromatico". Quattro esperienze sull'educazione al colore da sperimentare singolarmente, in coppia o a piccoli gruppi:

1. Gradazioni e sfumature dal bianco al nero;
2. Giochi di trasparenze e sovrapposizioni;
3. Gradazioni e sfumature dal giallo al rosso;
4. Giochi ottici e mescolanze.


Ed ecco i bambini all'opera: grandi lavoratori e attenti osservatori.




Se desiderate scoprire altri giochi da costruire in casa, seguitemi. Pubblicherò altri post sull'educazione ai sensi.

mercoledì 9 dicembre 2015

#2 CHI È BRUNO MUNARI?



"Lui è uno che se vede una foglia secca di
fico d'India sulla spiaggia, non le dà un
calcio come fanno gli altri, ma la raccoglie,
le guarda dentro, e ci trova una incredibile
tessitura a trama esagonale. Adesso ne
tiene una nel suo studio di Milano. Se ti
avvicini, ti fa vedere in quanti modi la
natura è capace di disegnare gli esagoni".

Tratto da: "Chi è Bruno Munari" di Valeria Tassinari, Corraini 2006


Qui il primo post della serie dedicata a Bruno Munari, artista poliedrico.

martedì 1 dicembre 2015

DALLA SPERIMENTAZIONE AL PROGETTO, DALLA CARTA AL FIORE

La sperimentazione in laboratorio Metodo Bruno Munari® è forse il momento più importante del laboratorio. Sperimentare per apprendere attraverso la scoperta significa, dal Dizionario italiano ragionato: "sottoporre a un controllo, a una verifica, a una prova. Procedere nella conoscenza scientifica non per ragionamenti o principi astratti ma per esperienze sensibili".

Ricercare e provare dunque anche attraverso i sensi. Ogni persona durante questa fase del laboratorio ha la possibilità di esprimersi attraverso il fare, ma senza un fine preciso. Si ricerca, si prova e si fa per capire. Quiqui, e anche qui parlo della sperimentazione sulla carta.

La sperimentazione poi può certamente portare ad altri ragionamenti. Per esempio si può catalogare.

Catalogo delle azioni scoperte durante la sperimentazione

Catalogare significa riordinare, classificare secondo un criterio e con un certo ordine. È importante per comprendere la sperimentazione e continuare nella fase successiva, la progettazione.

Si potrebbe ad esempio progettare un libro per conoscerne il suo linguaggio comunicativo e tutti gli elementi che lo compongono.


Si potrebbero creare delle sculture da viaggio, ispirate alle opere di Bruno Munari.


Oppure si potrebbe partire dalla sperimentazione della carta per arrivare ad un altro progetto, quello dei fiori e della loro forma.


Nel post precedente avevo già accennato alla forma dei fiori. Corolle a quattro, cinque, sei o più petali, a simmetria bilaterale. Petali dalla forma rosacea, orciolata, tubulosa, ligulata... Fiori semplici, semidoppi, doppi. Fiori a coppa, a punta, a vaso. Fiori globosi, fiori arruffati, arrotondati. Fiori a rosetta e a pon-pon.

Esempi visivi

Immagine tratta da: http://www.actaplantarum.org/morfologia/morfologia5c.ph













A partire da materiali già lavorati in precedenza dove l'unico scopo era quello di ricercare e sperimentare le azioni che si possono fare con un foglio di carta ora il focus è centrato sulla corolla dei fiori e sulla forma dei petali. 




I fiori che nascono possono essere certamente fiori simili alla realtà, ma per la maggior parte sono fiori nati dall'immaginario di ognuno.



Se penso a fiori fantastici posso certamente citare il grande lavoro di Luigi Serafini del suo "Codex Seraphinianus" dove l'autore si immagina un'enciclopedia totalmente inventata, sia per le immagini che per la scrittura. Dove anche se non capiamo nulla di quello che c'è scritto, possiamo certamente capirne l'argomento e la classificazione.

Codex Seraphinianus di Luigi Serafini, Rizzoli 2013

Penso anche al lavoro di Leo Lionni dove Artisie, Giraluna, Tirilli e altre forme vegetali fantastiche compongono il suo universo botanico immaginario in "Botanica Parallela".

La botanica parallela di Leo Lionni, Gallici 2012


La sperimentazione offre molti spunti per continuare il lavoro. Che si parli di carta, colore, segni, forme e formati, tecniche pittoriche... ricercarne le variabili e le molteplici possibilità attraverso un metodo è un'immensa ricchezza ogni volta da scoprire.


Laboratorio per adulti

martedì 24 novembre 2015

IN UN METRO QUADRATO DI PRATO

Sapete che il Dente di leone, chiamato così nella lingua popolare, viene denominato in molti altri modi? Dal suo nome originale "Taraxacum Officinale" a Soffione, Piscialetto, Bofarella, Cicoria, Ingrassaporci, Cicoria burda, solo per citarni alcuni.
Come il Tarassaco comune anche molti altri fiori vengono chiamati in molti modi differenti.
Pensiamo alla comune "Margherita" e a quante specie sono racchiuse invece in un unico nome. C'è la Margherita comune, la Margherita dei campi, la Margheritina e la Margherita diploide. Molte Camomille si confondono poi con la Margherita anch'essa però contraddistinta da più specie.



A causa della variabilità dei nomi, in passato ci si confondeva e spesso si scambiava una specie per un'altra. Solo dopo l'introduzione di una nomenclatura scientifica e univoca è stato possibile riferirsi alle specie di piante, erbe e fiori senza errori.

Questa forma di nomenclatura la si deve al naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus (1707 – 1778), detto Linneo.

Papavero, Dente di leone, Acetosa, Tarassaco, Costola giuncolina, Piantaggine, Barba di becco pratense... Erbe quali la Sanguinella comune, Cannuccia di palude, Avena selvatica, Gramigna bionda, Sonagli comuni sono solo una piccolissima parte di fiori che possiamo trovare in un metro quadrato di prato.



Il laboratorio così allestito, invita subito ad osservare. L'osservazione della forma del fiore è uno dei tratti più distintivi e importanti per poter riconoscere la pianta. Troviamo fiori con quattro, cinque, o più petali. Fiori con una simmetria bilaterale.


Fiori a quattro, cinque, sei (e oltre) petali. L'ultimo esempio, fiore a simmetria bilaterale.
Immagini tratte da: "Che fiore è questo?" – Scienze naturali/Manuali


L'osservazione del colore del fiore è un altro elemento fondamentale. Troviamo piante dai colori inconfondibili, bianchi, gialli, rossi, verdi e piante invece dai fiori variabili, come possono essere le sfumature tra il rosso e il blu nelle quali durante la stagione c'è una mutazione che tende al violaceo.


Primula comune, Farinello buon Enrico, Trifoglio alpestre, Cicoria comune, Genziana minore.
Immagini tratte da: "Che fiore è questo?" – Scienze naturali/Manuali


Si può inoltre osservare anche attraverso una lente di ingrandimento per cogliere i dettagli più minuscoli. Il laboratorio invita altresì a sentire attraverso il senso del tatto e dell'olfatto.


Un laboratorio che oltre all'osservazione e conoscenza di piante, erbe e fiori, volge lo sguardo alla tecnica del disegno. Il prato non è più solamente una striscia di un unico verde disegnato in basso al foglio, ma è formato invece da tanti fili. Naturalmente fili tutti diversi tra loro.


E oltre alla tecnica si gioca anche con una regola. Con tanti pennelli, tutti diversi per forma e dimensione, si disegna il prato seguendo questa regola: il segno viene tracciato sempre dal basso verso l'alto. In questo modo si conferisce ai fili d'erba dinamicità, sfumature e contrasti di chiari e scuri.


Un laboratorio che mescola conoscenze scientifiche, tecniche e artistiche. Favorisce il lavoro di gruppo e la condivisione e insegna che il fiore è già nel pennello perché proprio come ci ricorda Bruno Munari: "È il segno che fa il disegno".


Il prato – da un progetto di Silvana Sperati


mercoledì 18 novembre 2015

UN LIBRO BIANCO, UN LIBRO ILLEGGIBILE

"Questo è un problema di sperimentazione delle possibilità di comunicazione visiva del materiale editoriale e delle sue tecniche.
Normalmente quando si pensa ai libri si pensa a dei testi, di vario genere: letterario, filosofico, storico, saggistico, ecc., da stampare sulle pagine. Poco interesse viene portato alla carta e alla rilegatura del libro e al colore dell'inchiostro, a tutti quegli elementi con i quali si realizza il libro come oggetto. Poco interesse viene dedicato ai caratteri da stampa e ancora meno agli spazi bianchi, ai margini, alla numerazione delle pagine, e a tutto il resto.
Lo scopo di questa sperimentazione è stato quello di vedere se è possibile usare il materiale con quale si fa un libro (escluso il testo) come linguaggio visivo.
Il problema quindi è: si può comunicare visivamente e tattilmente, solo con i mezzi editoriali di produzione di un libro? Ovvero: il libro come oggetto, indipendente dalle parole stampate, può comunicare qualcosa? E che cosa?"

Tratto da: "Da cosa nasce cosa" di Bruno Munari, Editori Laterza 2000


Per i 20 anni della biblioteca di Melide le scuole, grazie ad una maestra ed una bibliotecaria appassionate, hanno deciso di festeggiare così.


1a e 2a elementare
Scuola elementare – Melide


martedì 10 novembre 2015

#1 VERDI. MA QUANTI CE NE SONO?

Prima c'è il "tavolo verde" dei miei ricordi da allieva.

Un tavolo verde nella mia esperienza da allieva lo ricordo molto bene durante la formazione Bruno Munari. Un tavolo che mi ha emozionata e stupita. Ricordo la meraviglia e la gioia del momento.
Un tavolo completamente ricoperto di oggetti verdi con al centro una bellissima ortensia dai fiori tra il verde e l'azzurro. C'erano stoffe, fili, gomitoli, oggetti di uso quotidiano, reti, sassolini di vetro, foglie, semi...
C'era uno stimolo visivo forte carico di molta bellezza, ma la diversità dei materiali invitava anche all'ascolto con le mani.

Eccolo il tavolo verde dei miei ricordi.
Formazione Metodo Bruno Munari® – Fattoria delle ginestre (qui il link), 16 aprile 2010
Formatrice: Silvana Sperati


Poi c'è il "tavolo verde" da operatrice Bruno Munari durante un laboratorio per adulti.


Un tavolo che ho apparecchiato con cura. Una cura necessaria nella ricerca di un allestimento, nella scelta dei materiali. Una cura necessaria nel porre domande, mettere regole per rendere l'osservazione, la scoperta e il gioco più accattivanti. Ho selezionato i materiali cercando di creare contrasti e similitudini di forme, colori e sensazioni tattili. Così, ho dipinto la mia tela.





Laboratori per adulti
Libreria Sempreliberi – Lodi

mercoledì 4 novembre 2015

#1 CHI È BRUNO MUNARI?

Con questo post desidero inaugurare una serie di articoli, citazioni, piccole frasi, testi tratti da libri, immagini, che mostrano un Bruno Munari bambino, un Bruno Munari uomo, un Bruno Munari artista, un Bruno Munari inventore... Potrei continuare così ancora a lungo.
Vorrei cominciare partendo dai suoi giocattoli, dai suoi ricordi di una vita da bambino.


Tratto da "Munari giochi e grafica"
Edito in occasione della mostra MUNARI – giochi e grafica
al Castello Soncino, 1990
immagine: Simona Balmelli 2015

"Quando ero bambino avevo tanti giocattoli, proprio tanti, così tanti che non sapevo neanche quanti. Avevo dei giocattoli piccolissimi da tenere in tasca, dei giocattoli grandi nei quali potevo anche entrare. Dei giocattoli per giocare da solo e degli altri per giocare con gli amici. Avevo giocattoli per ogni stagione: per giocare con l'acqua d'estate; per giocare con la neve d'inverno. Ne avevo anche alcuni per giocare con la pioggia, altri per giocare con i raggi del sole.
Non ho mai avuto un giocattolo per la nebbia.
Come dicevo all'inizio, da bambino avevo tanti giocattoli, ma proprio tantissimi. 
Il primo fu un gattino vero, vivo, miagolante, trovato nel giardino.
Al primo incontro ci guardammo a lungo negli occhi stando fermi a poca distanza uno dall'altro. Poi il gattino venne verso di me e si strofinò a un mio piede. Scesi subito in cucina a prendere qualcosa da magiare per il micio e glielo portai di corsa. Lui si avvicinò lentamente al piattino, lo annusò tutto e poi, con calma, cominciò a mangiare. Ogni tanto interrompeva il pasto, alzava il musino e mi guardava; poi riprendeva.
Da quel giorno diventammo molto amici, lui sentiva quando io salivo le scale e mi veniva incontro. Era caldo e morbido e aveva un buon odorino di nido. Tutti i miei amici lo conoscevano. Questo forse fu il giocattolo più completo che abbia mai avuto, così pensavo allora, oggi invece mi viene il sospetto che anche io bambino ero il giocattolo del gatto."


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