martedì 24 novembre 2015

IN UN METRO QUADRATO DI PRATO

Sapete che il Dente di leone, chiamato così nella lingua popolare, viene denominato in molti altri modi? Dal suo nome originale "Taraxacum Officinale" a Soffione, Piscialetto, Bofarella, Cicoria, Ingrassaporci, Cicoria burda, solo per citarni alcuni.
Come il Tarassaco comune anche molti altri fiori vengono chiamati in molti modi differenti.
Pensiamo alla comune "Margherita" e a quante specie sono racchiuse invece in un unico nome. C'è la Margherita comune, la Margherita dei campi, la Margheritina e la Margherita diploide. Molte Camomille si confondono poi con la Margherita anch'essa però contraddistinta da più specie.



A causa della variabilità dei nomi, in passato ci si confondeva e spesso si scambiava una specie per un'altra. Solo dopo l'introduzione di una nomenclatura scientifica e univoca è stato possibile riferirsi alle specie di piante, erbe e fiori senza errori.

Questa forma di nomenclatura la si deve al naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus (1707 – 1778), detto Linneo.

Papavero, Dente di leone, Acetosa, Tarassaco, Costola giuncolina, Piantaggine, Barba di becco pratense... Erbe quali la Sanguinella comune, Cannuccia di palude, Avena selvatica, Gramigna bionda, Sonagli comuni sono solo una piccolissima parte di fiori che possiamo trovare in un metro quadrato di prato.



Il laboratorio così allestito, invita subito ad osservare. L'osservazione della forma del fiore è uno dei tratti più distintivi e importanti per poter riconoscere la pianta. Troviamo fiori con quattro, cinque, o più petali. Fiori con una simmetria bilaterale.


Fiori a quattro, cinque, sei (e oltre) petali. L'ultimo esempio, fiore a simmetria bilaterale.
Immagini tratte da: "Che fiore è questo?" – Scienze naturali/Manuali


L'osservazione del colore del fiore è un altro elemento fondamentale. Troviamo piante dai colori inconfondibili, bianchi, gialli, rossi, verdi e piante invece dai fiori variabili, come possono essere le sfumature tra il rosso e il blu nelle quali durante la stagione c'è una mutazione che tende al violaceo.


Primula comune, Farinello buon Enrico, Trifoglio alpestre, Cicoria comune, Genziana minore.
Immagini tratte da: "Che fiore è questo?" – Scienze naturali/Manuali


Si può inoltre osservare anche attraverso una lente di ingrandimento per cogliere i dettagli più minuscoli. Il laboratorio invita altresì a sentire attraverso il senso del tatto e dell'olfatto.


Un laboratorio che oltre all'osservazione e conoscenza di piante, erbe e fiori, volge lo sguardo alla tecnica del disegno. Il prato non è più solamente una striscia di un unico verde disegnato in basso al foglio, ma è formato invece da tanti fili. Naturalmente fili tutti diversi tra loro.


E oltre alla tecnica si gioca anche con una regola. Con tanti pennelli, tutti diversi per forma e dimensione, si disegna il prato seguendo questa regola: il segno viene tracciato sempre dal basso verso l'alto. In questo modo si conferisce ai fili d'erba dinamicità, sfumature e contrasti di chiari e scuri.


Un laboratorio che mescola conoscenze scientifiche, tecniche e artistiche. Favorisce il lavoro di gruppo e la condivisione e insegna che il fiore è già nel pennello perché proprio come ci ricorda Bruno Munari: "È il segno che fa il disegno".


Il prato – da un progetto di Silvana Sperati


mercoledì 18 novembre 2015

UN LIBRO BIANCO, UN LIBRO ILLEGGIBILE

"Questo è un problema di sperimentazione delle possibilità di comunicazione visiva del materiale editoriale e delle sue tecniche.
Normalmente quando si pensa ai libri si pensa a dei testi, di vario genere: letterario, filosofico, storico, saggistico, ecc., da stampare sulle pagine. Poco interesse viene portato alla carta e alla rilegatura del libro e al colore dell'inchiostro, a tutti quegli elementi con i quali si realizza il libro come oggetto. Poco interesse viene dedicato ai caratteri da stampa e ancora meno agli spazi bianchi, ai margini, alla numerazione delle pagine, e a tutto il resto.
Lo scopo di questa sperimentazione è stato quello di vedere se è possibile usare il materiale con quale si fa un libro (escluso il testo) come linguaggio visivo.
Il problema quindi è: si può comunicare visivamente e tattilmente, solo con i mezzi editoriali di produzione di un libro? Ovvero: il libro come oggetto, indipendente dalle parole stampate, può comunicare qualcosa? E che cosa?"

Tratto da: "Da cosa nasce cosa" di Bruno Munari, Editori Laterza 2000


Per i 20 anni della biblioteca di Melide le scuole, grazie ad una maestra ed una bibliotecaria appassionate, hanno deciso di festeggiare così.


1a e 2a elementare
Scuola elementare – Melide


martedì 10 novembre 2015

#1 VERDI. MA QUANTI CE NE SONO?

Prima c'è il "tavolo verde" dei miei ricordi da allieva.

Un tavolo verde nella mia esperienza da allieva lo ricordo molto bene durante la formazione Bruno Munari. Un tavolo che mi ha emozionata e stupita. Ricordo la meraviglia e la gioia del momento.
Un tavolo completamente ricoperto di oggetti verdi con al centro una bellissima ortensia dai fiori tra il verde e l'azzurro. C'erano stoffe, fili, gomitoli, oggetti di uso quotidiano, reti, sassolini di vetro, foglie, semi...
C'era uno stimolo visivo forte carico di molta bellezza, ma la diversità dei materiali invitava anche all'ascolto con le mani.

Eccolo il tavolo verde dei miei ricordi.
Formazione Metodo Bruno Munari® – Fattoria delle ginestre (qui il link), 16 aprile 2010
Formatrice: Silvana Sperati


Poi c'è il "tavolo verde" da operatrice Bruno Munari durante un laboratorio per adulti.


Un tavolo che ho apparecchiato con cura. Una cura necessaria nella ricerca di un allestimento, nella scelta dei materiali. Una cura necessaria nel porre domande, mettere regole per rendere l'osservazione, la scoperta e il gioco più accattivanti. Ho selezionato i materiali cercando di creare contrasti e similitudini di forme, colori e sensazioni tattili. Così, ho dipinto la mia tela.





Laboratori per adulti
Libreria Sempreliberi – Lodi

mercoledì 4 novembre 2015

#1 CHI È BRUNO MUNARI?

Con questo post desidero inaugurare una serie di articoli, citazioni, piccole frasi, testi tratti da libri, immagini, che mostrano un Bruno Munari bambino, un Bruno Munari uomo, un Bruno Munari artista, un Bruno Munari inventore... Potrei continuare così ancora a lungo.
Vorrei cominciare partendo dai suoi giocattoli, dai suoi ricordi di una vita da bambino.


Tratto da "Munari giochi e grafica"
Edito in occasione della mostra MUNARI – giochi e grafica
al Castello Soncino, 1990
immagine: Simona Balmelli 2015

"Quando ero bambino avevo tanti giocattoli, proprio tanti, così tanti che non sapevo neanche quanti. Avevo dei giocattoli piccolissimi da tenere in tasca, dei giocattoli grandi nei quali potevo anche entrare. Dei giocattoli per giocare da solo e degli altri per giocare con gli amici. Avevo giocattoli per ogni stagione: per giocare con l'acqua d'estate; per giocare con la neve d'inverno. Ne avevo anche alcuni per giocare con la pioggia, altri per giocare con i raggi del sole.
Non ho mai avuto un giocattolo per la nebbia.
Come dicevo all'inizio, da bambino avevo tanti giocattoli, ma proprio tantissimi. 
Il primo fu un gattino vero, vivo, miagolante, trovato nel giardino.
Al primo incontro ci guardammo a lungo negli occhi stando fermi a poca distanza uno dall'altro. Poi il gattino venne verso di me e si strofinò a un mio piede. Scesi subito in cucina a prendere qualcosa da magiare per il micio e glielo portai di corsa. Lui si avvicinò lentamente al piattino, lo annusò tutto e poi, con calma, cominciò a mangiare. Ogni tanto interrompeva il pasto, alzava il musino e mi guardava; poi riprendeva.
Da quel giorno diventammo molto amici, lui sentiva quando io salivo le scale e mi veniva incontro. Era caldo e morbido e aveva un buon odorino di nido. Tutti i miei amici lo conoscevano. Questo forse fu il giocattolo più completo che abbia mai avuto, così pensavo allora, oggi invece mi viene il sospetto che anche io bambino ero il giocattolo del gatto."


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