lunedì 15 febbraio 2016

FLORA FUTURISTA – Ricerca e sperimentazione per un nuovo laboratorio Metodo Bruno Munari®

Prima di parlarvi della Flora futurista consentitemi una piccola premessa o meglio una riflessione sulla parola metodo per poi riallacciarmi ai "fiori futuristi".

Giacomo Balla – Flora futurista – Mostra Triennale Milano 2009

Cos'è un metodo?
Dal Dizionario Garzanti è "un'insieme organico di regole e di principi in base al quale si svolge un'attività teorica o pratica; un modo di procedere razionale per raggiungere determinati risultati".

Molti pensano che seguire un metodo sia restrittivo. Un metodo è qualcosa che mette dei paletti, che impone regole, che limita. Forse da una parte è vero?
Nient'affatto, vi garantisco che da quando ho studiato il metodo Munari e, continuando a farlo, ho acquisito un'apertura mentale che, nonostante i miei studi artistici, prima non avevo.
Un laboratorio Munari è modo di educare, ricercare, sperimentare, progettare attraverso le tecniche artistiche di ogni tempo e ogni luogo. È un modo di porsi curioso e attento. È un modo di stare in ascolto, di osservare, di fare e di pensare.

A partire dagli anni settanta, ma anche prima, Bruno Munari ha dedicato molta ricerca al mondo dell'infanzia. A partire dal '45 con i primi libri per bambini, poi la collaborazione con Giovanni Belgrano e Danesi con la creazione di giochi didattici e appunto dagli anni '70 si è dedicato all'educazione e alle proposte laboratoriali nei musei. Gli ultimi anni della sua vita li ha quasi totalmente dedicati ai bambini. Il metodo è una delle sue più grandi opere.

Bruno Munari ha ideato collane di educazione all'arte (potete vedere qui e qui) nelle quali propone e suggerisce tecniche, regole artistiche e della comunicazione visiva per "giocare con l'arte".
Naturalmente le sue proposte sono moltissime e sono molti anche i modi di interpretare e sperimentare i suoi insegnamenti. Però si arriva ad un certo punto dove si vuole anche sperimentare il nuovo.

E allora come si fa? Si segue il metodo.
Pensare un nuovo laboratorio Bruno Munari è si seguire un metodo, ma con l'apertura mentale e la libertà di ricerca e sperimentazione che il metodo stesso insegna.

Per il terzo anno consecutivo lavoro in una scuola dell'infanzia dove insegnanti e bambini (tanti bambini, circa centoventi) sono entusiasti di sperimentare il metodo Munari. Mentre nei primi due anni ho proposto i "laboratori classici" di Bruno Munari (Segno, Forma, Colore, Texture...) quest'anno ho deciso per un percorso nuovo.
In questo post vi voglio appunto raccontare di un laboratorio che proporrò prossimamente per la prima volta ai bambini, ma che per il momento, sto ancora sperimentando.

L'argomento sono i fiori. Un tema certamente non nuovo, ma visto e rivisto in mille salse. Dai fiori costruiti con la carta velina, ai fiori in carta pesta, fiori costruiti con tappi di plastica, fiori costruiti con le cannucce e potrei andare avanti ancora per molto.

La mia ricerca (1° punto) comincia dai libri e da internet focalizzandomi su artisti del novecento. Durante la ricerca ho scoperto il Manifesto futurista "La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali".



Il manifesto del 1924 di Fedele Azari sulla Flora futurista mi ha affascinata. I futuristi sostenevano che ormai i fiori avevano raggiunto la decadenza spiegandolo molto bene in questi 4 punti:

"Se noi analizziamo le ragioni della decadenza della flora dalla nostra estetica moderna, le possiamo così riassumere:
1. Le più decantate attrattive dei fiori sono costituite da delicatezze di tinte, da sfumature di colori o da forme minuziosamente rabescate, mentre tali qualità sono opposte al nostro gusto moderno che si compiace di sintesi coloristiche e di stilizzazioni di forme.
2. La velocità ha rimpicciolito per la nostra sensibilità visiva superfici e volumi, perciò i fiori ci appaiono piccole macchie di colore come i minuscoli quadretti, i bibelots ed i ninnoli che sono ormai scomparsi dai moderni salotti.
3. Anche i cosiddetti soavi profumi dei fiori risultano insufficienti alle nostre nari che esigono sensazioni olfattive sempre più violente, tanto che i profumi estratti dai fiori e che d’altronde già venivano concentrati per renderli più intensi, sono oggi completamente soppiantati dagli inebbrianti profumi sintetici creati dall’industria.
4. Infine i fiori in letteratura, in pittura o nella realtà della vita, sono stati usati ed abusati fino alla nausea come immagine, quadro o decorazione. Il nostro gusto invece è sempre alla ricerca di nuove forme mediante l’evoluzione della moda, dello stile, dell’arte in genere."


Dopo questa premessa iniziano con la creazione di una flora plastica "originalissima, assolutamente inventata, coloratissima, profumatissima".

Fortunato Depero nel 1917 crea la "Flora magica per la scenografia di Le Chant du Rossignol"


Depero – Flora magica – Legno verniciato – Mart, Rovereto

Anche Giacomo Balla tra il 1918 e il 1925 si dedica alla creazione di fiori futuristi. La Triennale di Milano nel 2009 omaggia Balla in occasione del centenario del movimento futurista con una mostra dal titolo "Flora futurista"

Giacomo Balla – Flora futurista

Giacomo Balla – Flora futurista

Nel 1930 l'arista piacentino Bot si dedica alla realizzazione di fiori futuristi pubblicando un libro con novanta illustrazioni.


Bot – Flora futurista – 1930

Oswaldo Bot  sperimenta anche sculture in fiore metalliche. La galleria Biffi di Piacenza nel 2015 celebra l'artista con una mostra dal titolo "La flora meccanica di Oswaldo Bot".

Bot – Flora meccanica – immagini tratte da: www.biffiarte.it

La ricerca sulla Flora futurista mi ha dunque permesso di approfondire l'argomento e farmene innamorare, tanto da decidere di continuare su questa strada.
Ora però è il momento di analizzare (2° punto) quanto ricercato.

Le opere dei tre artisti mostrano elementi comuni:
- le forme, essenziali e geometriche. Quadrati, cerchi, triangoli, linee... composti e scomposti;
- i colori, vivaci;
- le dimensioni, variabili;
- la 2a e 3a dimensione;
e in ultimo come dice il Manifesto futurista, fiori "assolutamente inventati".

Scartata l'ipotesi di proporre un laboratorio di fiori tridimensionali, perché penso poco adatto a bambini di tre anni decido di lavorare sulla bidimensionalità.
Quindi arriva la fase creativa (3° punto) dove, con l'esperienza dei laboratori già proposti, decido di impostare il lavoro sulla base di un argomento già trattato con i bambini: la manipolazione della carta (ne parlo qui e qui).

Scelti gli strumenti e i materiali da proporre comincia, con l'aiuto dei miei figli, la sperimentazione (4° punto).




Eccoli i fiori futuristi nati da questa prima ricerca, dall'analisi e dalla sperimentazione. Naturalmente le possibilità sono infinite. Sta all'operatore scegliere quali strumenti proporre, quali colori, quali sfondi e sopratutto, cosa molto importante nei laboratori Munari quali azioni-gioco mostrare. Il resto nasce dai bambini, dalle loro mani e dal loro grande entusiasmo.

Se siete curiosi di vedere come evolverà la proposta di questo laboratorio seguitemi che presto pubblicherò un post con i bambini della scuola dell'infanzia all'opera.


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